L’imposta di soggiorno continua a far discutere, e non solamente all’interno dei comuni che hanno pensato di applicare un simile balzello a chi viene in visita nei propri territori. Ma conviene realmente un simile onere imposto ai vacanzieri?
Fermo restando che è attualmente molto difficile fornire una risposta puntuale, e che difficilmente un viaggiatore rinuncerà a visitare una città d’arte o di mare per la sola presenza dell’imposta di soggiorno, un riscontro sicuramente interessante ci è fornito dalle statistiche recentemente pubblicate dal Comune di Venezia, secondo cui nel corso del 2017 entreranno nelle casse di Ca’ Farsetti ben 29 milioni di euro, e per cui una cifra identica dovrebbe altresì entrare nel 2018 e nel 2019.
L’imposta di soggiorno veneziana, per importi compresi tra poche decine di centesimi di euro a 5 euro a seconda di stagione, zona della struttura, tipologia e classificazione, per pernottamento nel territorio comune, è dunque in grado di apportare un contributo non certo irrilevante all’economia locale. Per l’intera regione, l’imposta di soggiorno è peraltro pari a 59 milioni di euro. Il che vuol dire, in altri termini, che Venezia contribuisce da sola per quasi il 50% del totale regionale, per una percentuale che sale al 67% se invece si sceglie di assumere in considerazione l’intera provincia di Venezia.
Le statistiche stimate dalla Fondazione Think Tank Nord Est in uno studio sull’imposta introdotta nel 2011 con il federalismo fiscale municipale ci dicono inoltre che gli introiti dei comuni veneti in virtù di tale balzello sono cresciuti mediamente del 7% a/a nel 2017, e nel veneziano del 3% a/a.
Peraltro, la fondazione ricorda come la norma prevede che gli introiti derivanti dall’imposta di soggiorno siano da reinvestirsi necessariamente nel comparto turistico. Dei 29 milioni di euro, la previsione 2017 della giunta Brugnano ha stimato 7,4 milioni di euro per i vigili nel centro storico, 4,2 milioni di euro per la manutenzione di alberi e verde pubblico, 6,3 milioni di euro per sostenere il costo di operatori per attività e produzioni culturali e cinematografiche, 200 mila euro per la manutenzione delle barche da regata, 53 mila euro per la gestione delle oasi di Ca’ Roman e degli Alberoni.