Turismo abusivo, nuove denunce sulle strutture presenti in Airbnb

luggage-1482618_960_720Il fenomeno del turismo abusivo è una piaga che colpisce le strutture ricettive regolari, e che purtroppo sembra essere tutt’altro che in corso di attenuazione. Ad affermarlo è il presidente di Federalalberghi Bernabò Bocca, che commentando i risultati di un recente sondaggio che è stato realizzato in collaborazione con la società Incipit Consulting e presentato a Rimini Fiera in apertura di TTG/SIA GUEST/SUN, il più importante marketplace del turismo italiano e di riferimento per l’Europa, ha aggiunto come il sommerso nel settore turistico stia proseguendo indisturbato la propria corsa, giungendo ora a livelli di guardia tali da “generare una minor sicurezza sociale e il dilagare indiscriminato dell’evasione fiscale e del lavoro in nero”.

Ma che cosa emerge dallo studio? “Abbiamo censito le strutture parallele che vendono camere in rete sui principali portali – aggiunge Bocca – e mettiamo questo elenco a disposizione delle amministrazioni nazionali e territoriali, nonché delle autorità investigative competenti, che desiderano fare luce sul fenomeno”. I risultati, purtroppo, sono abbastanza preoccupanti.

Bocca cita ad esempio il portale Airbnb, che in una giornata di agosto 2016 metteva in vendita in Italia 222.786 strutture, con una crescita più che esponenziale che non ha fatto però seguito a una variazione significativa nel numero di attività ufficialmente autorizzate. Tra le città che sembrano essere maggiormente interessate dal fenomeno spiccano Roma (23.889 alloggi), Milano (13.200 alloggi), Firenze (6.715 alloggi), Venezia (5.166 alloggi), Napoli (3040 alloggi).

“Dall’analisi delle inserzioni presenti ad agosto 2016 sul portale Airbnb – aggiunge Bocca – emergono quattro grandi bugie che smascherano definitivamente la favoletta della condivisione”. In primo luogo, per la Federazione non sarebbe vero che si tratta esclusivamente di forme integrative del reddito bensì, in molti casi, attività economiche a tutti gli effetti. In secondo luogo, non sarebbe nemmeno vero che si tratta di attività occasionali, e non è vero nemmeno che si condivide l’esperienza con il titolare. Infine, non è vero che le nuove formule tendono a svilupparsi dove c’è carenza di offerta, visto e considerato che le statistiche confermano che gli alloggi sono presenti soprattutto nelle grandi città e nelle località turistiche. “Il consumatore è dunque ingannato due volte – conclude Bocca – in quanto viene tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività e del mercato”.

E voi che ne pensate? Avete mai utilizzato Airbnb?

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